I luoghi ritratti da Rossella Gilli hanno un’espressività frugale e intensa, che appartiene a noi figli del movimento dinamico, quotidianamente predisposti a percorrere centinaia di chilometri e puntualmente fare ritorno a casa ogni sera. L’arte di Rossella Gilli ha uno sguardo contemplativo insolito rispetto quello che ispirava il Canaletto mentre ritraeva il panorama di Venezia. Non è più lo stesso il punto di vista concettuale e quindi nemmeno quello etico ed estetico di raccontare la realtà. Il Tempo non è più slow ma fast. Nulla è come allora.
“Ogni grande città è un mondo (città-mondo), un riassunto del mondo, con la sua diversità etnica, culturale, religiosa, sociale ed economica”, scrive l’antropologo Marc Augé, che rappresenta il pianeta odierno come un “mondo-città”, percorso da una elite di persone che sono i veri rappresentanti del grande cambiamento in atto.
L’inevitabile opposizione tra il concetto “mondo-città” e “città-mondo”, ci svela l’arcano di una città mondiale di cui siamo tutti cittadini, consapevoli o inconsapevoli, omogeneizzata dal sistema dei trasporti e dalla comunicazione della Rete, in contrasto con il modello delle nuove megalopoli, reali contenitori di conflitti etnici e sociali, portatori di forti interessi e aree di malessere e degenerazione.
La condivisioni di stessi segni e stili di vita, diffusi capillarmente nel pianeta è una condizione straordinaria e non conforme agli uomini dell’ottocento e del novecento, ancora avulsi in una cultura che privilegiava l’identità locale e nazionale. Per questo osservando quadri e le sculture di Rossella Gilli è utile ponderare paragoni adeguati ad altri artisti, ma tenendo presente le condizioni temporali del confronto e le rispettive forme mentis con cui le opere sono state concepite.
Fortunato D’Amico